Nel merito della pubblica amministrazione va detto che il nostro è un paese inceppato sia per la mole e farraginosità delle norme amministrative che per l’atteggiamento degli operatori della pubblica amministrazione percepita dal cittadino, il più delle volte, più come controparte che come istituzione al suo servizio; senza contare i casi di vere e proprie vessazioni e soprusi perpetrati da funzionari zelanti ai danni di cittadini indifesi.
Quindi per recuperare la funzionalità della pubblica amministrazione primo intervento da attuare sarebbe quello di un cospicuo snellimento della relativa legislazione, da coordinare e riassumere successivamente in un Testo Unico della Pubblica Amministrazione.
Secondariamente, andrebbe introdotto nella legislazione amministrativa la responsabilità civile, in solido, dell’istruttore della pratica e del relativo capo ufficio, nei confronti del cittadino titolare della stessa, in modo da rimuovere qualsiasi motivo di inerzia volontaria od involontaria degli operatori amministrativi nell’assunzione di responsabilità inerenti la propria funzione amministrativa.
Per rimuovere infine la rendita di posizione acquisita dai vari direttori compartimentali, non sarebbe male se, ad ogni cambio di guardia al vertice delle amministrazioni periferiche (Regioni, Province, Comuni) e centrale (Governo e relativi Ministeri), i neoeletti responsabili politici potessero avvalersi di persone di propria fiducia, nonchè di provata esperienza e capacità manageriale, alla Direzione Generale dell'Ente o dicastero presieduto; figura extra organico ordinario, da ingaggiare con contratto temporaneo, commisurato al periodo effettivo di vita del nuovo mandato istituzionale.
Per ridurre poi le cospicue spese, legate all’eccessivo numero di addetti alla Pubblica Amministrazione, andrebbe individuata una pianta organica di riferimento per ciascun tipo di amministrazione pubblica, in relazione sia ai compiti istituzionali ad essa affidati che alla popolazione servita, in modo da evitare gravami troppo onerosi a carico della collettività ed, inoltre, non sarebbe male inserire nel contempo nel comparto pubblico il principio della mobilità, almeno in ambito provinciale e/o regionale, in modo da tenere sempre alto il coefficiente di utilizzazione del personale addetto alla pubblica amministrazione, fermo restante il numero complessivo degli addetti ai lavori.
E non meno importante è l'enorme recupero di spesa, legata a mezzi, apparecchiature e materiale d'uso nella pubblica amministrazione, che potrebbe venire dalla gestione centralizzata dei fornitori di riferimento, selezionati a livello nazionale in base a qualità e prezzi della merce fornibile, ai quali le varie amministrazioni dovrebbero essere tenute a rivolgersi per i propri acquisti, in base alla distribuzione annuale di bollettini di approvvigionamento, specifici per ciascun settore merceologico, in cui siano riportati: Codice della merce, Denominazione della stessa, Prezzo unitario e Ditta fornitrice.
In ultimo, ma non per importanza, onde disboscare la giungla delle retribuzioni nel pubblico impiego e poter controllare le spese correnti di tutto il comparto pubblico, s’impone l’introduzione di una parametrazione funzionale e retributiva unica per tutto il pubblico impiego, sia di pertinenza statale che degli Enti periferici (Regioni, Province, Comuni ed assimilati), annullando, peraltro, tutti i meccanismi automatici di progressione sia di carriera che stipendiale, per ricondurre tutta la problematica nell’alveo del contratto nazionale unico del pubblico impiego, in modo da conservare inalterata la forbice stipendiale tra il mimino e massimo livello funzionale (inserviente generico e Presidente della Repubblica) e rendere nel contempo più intelligibile e controllabile sia la spesa relativa alle singole istituzioni pubbliche che quella complessiva dello Stato.
Amaro
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