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Mezzi di Comunicazione

Il settore della comunicazione è molto variegato oltre che delicato ed influente ai fini dell'informazione e formazione di un popolo per cui, non a caso, è definito "quarto potere".

Gli italiani preferiscono sempre più le nuove tecnologie per l'informazione e l'intrattenimento ed, in particolare, tra i mezzi di comunicazione di massa (o mass media) la televisione occupa il primo posto, con un accesso di oltre il 95% della popolazione.

A piazzarsi seconda è la vecchia cara radio con il 68% di utenti.

La novità, si fa per dire, è invece il terzo posto occupato da Internet, scelto e utilizzato dal 55% della popolazione; un dato significativo quest'ultimo in quanto la Rete scalza forse in via definitiva la stampa come mezzo più utilizzato per l'informazione.

 

La carta stampata soffre ormai da anni la concorrenza spietata dell'informazione che arriva dai nuovi media, e quindi riesce ancora a difendersi approdando anch'essa sul web e puntando essenzialmente sugli approfondimenti, oltre che sulla semplice informazione.

La televisione rimane quindi il focolare domestico degli italiani, che ad essa maggiormente accedono per attingere informazioni ed intrattenimento.

Accanto ad essa però guadagna sempre più adesioni internet, che in Europa ha già guadagnato il secondo posto, configurandosi come un'inesauribile fonte di ricerca di notizie di attualità sia nazionali che internazionali, per la sua naturale vocazione di media globale e senza frontiere.

Con riferimento quindi ai principali mezzi di comunicazione nostrani, quali sono: televisione e radio, non si può pensare di privatizzare il servizio di informazione pubblica, attualmente svolto dalla RAI, senza prevedere i possibili risvolti negativi dell'operazione, che inciderebbe sia sul livello culturale delle trasmissioni che sulla omologazione delle stesse, che finirebbero per essere programmate prevalentemente in funzione dell'audience e, di conseguenza, del pacchetto pubblicitario  da raccogliere.

Nondimeno, va ripensato l'assetto gestionale e funzionale complessivo dell'azienda, nonché il relativo numero dei  canali gestiti.

Per la sua funzione sociale, il finanziamento dell'azienda dovrebbe essere a carico della fiscalità generale, in modo da svincolare la stessa dalla necessità di ricorrere al supporto della pubblicità e quindi alla rincorsa dell' audience a tutti i costi, cosa che ha contribuito al progressivo degrado dei programmi della RAI, specie quelli televisivi, allineatisi del tutto o quasi a quelli delle TV commerciali.

Per arricchire poi il mercato audiovisivo nazionale e, nel contempo, impedire la creazione di monopoli nel settore dell'informazione, sarebbe opportuno ridurre a due i canali radiotelevisivi RAI, con gestione operativa da affidare a due distinti direttori di rete, designati rispettivamente uno dalla maggioranza parlamentare e l'altro dalla minoranza parlamentare, in modo da creare una sana e produttiva competizione di programmi ed una informazione più equilibrata, evitando possibilmente sovrapposizioni di programmi dello stesso genere sui due canali, e questo sotto la supervisione del Direttore Generale dell'azienda,

Per economia, entrambi i canali dovrebbero far riferimento ad un unico corrispondente, per ciascuno dei paesi collegati, per i servizi di cronaca e politica estera e dovrebbero far capo ad un'unica azienda (RAI), amministrata da un Consiglio di Amministrazione composto da soli tre membri: uno in rappresentanza della maggioranza, uno in rappresentanza della minoranza parlamentare più il Presidente del C.d.A., nominato direttamente dal Presidente della Repubblica, a sua insindacabile scelta.

Allo stesso modo, e sempre per evitare pericolose concentrazioni di potere nel settore dei media, la stessa riduzione dovrebbe essere imposta anche ai gestori privati, con appositi interventi legislativi atti a limitare a due soli canali radiotelevisivi + un  quotidiano + un periodico la quota massima detenibile dai gestori privati nel campo dell'informazione e comunicazione di massa.

In alternativa ai canali radio - televisivi si potrebbero avere altrettante testate di quotidiani e/o periodici.

Vale anche la pena di sottolineare che nel settore dell'informazione il valore economico di una azienda è fatto da una struttura fissa (cosiddetto hardware) e da un capitale umano (cosiddetto software) il cui valore aggiunto può superare notevolmente quello strutturale per cui, nelle acquisizioni e passaggi di mano di dette aziende, sarebbe opportuno garantire, legislativamente, la salvaguardia della linea editoriale dell'azienda da interessi partigiani della nuova proprietà, a meno che la redazione aziendale non sia disposta ad accettare variazioni  alla precedente linea editoriale.

Infine, come extrema ratio, dovrebbe sempre essere possibile il ricorso delle maestranze al diritto di prelazione sull'azienda, da inserire  espressamente nello Statuto dei Lavoratori (Legge 300/1970).

   Amaro

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