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O.N.U. (Organizzazione delle Nazioni Unite)

Al livello più alto delle istituzioni internazionali troviamo l’O.N.U. (Organizzazione delle Nazioni Unite) nata appena dopo la seconda guerra mondiale, e precisamente il 26 giugno 1945, con la conferenza di San Francisco, alla quale oggi aderiscono 193 stati su un totale di 204.

Questo organismo internazionale è nato con il compito specifico di salvaguardare la pace e la sicurezza in ambito internazionale, aperta all’adesione di tutti gli Stati aspiranti alla pace ed alla sicurezza sociale dell’umanità,  disposti ad accettare le condizioni sancite nella Carta delle Nazioni Unite.

Purtroppo, nel tempo, questo organismo ha perso sempre più potere e rappresentatività, al punto da diventare un enorme contenitore vuoto, ripieno solo di buone intenzioni ed apprezzabili dichiarazioni di principio a tutela dei diritti umani, in quanto che esso, oltre a non avere poteri decisionali per via del diritto di veto di uno qualsiasi dei cinque Stati membri permanenti del Consiglio di Sicurezza: U.S.A. – Russia – Cina – Francia – Inghilterra, non ha alcun potere impositivo di rispetto delle proprie deliberazioni, essendo privo di mezzi propri d’intervento.

A quasi 70 anni dalla sua costituzione, sarebbe logico ed auspicabile quindi rivedere i principi fondanti di questo organismo internazionale per approdare ad una efficiente ed operativa Corte Internazionale per i Diritti Umani (C.I.D.U.), che non sia  più una sterile vetrina di Paesi eterogenei motivati prevalentemente dalla salvaguardia di propri interessi politici, militari ed economici, ma un organismo fondato sulla condivisione ed accettazione di principi e diritti universali dell’uomo e quindi dei popoli, tra i quali può effettivamente svilupparsi una maggiore e più forte integrazione transnazionale e transcontinentale, di tipo culturale, etico, linguistico, economico ed infine anche politico, in vista di una prospettiva finale di government  mondiale.

Quest’organismo, al quale tutti gli Stati del globo terrestre potrebbero aderire, dovrebbe essere impostato sul riconoscimento paritario della dignità nazionale dei singoli Stati membri,  con relativo diritto di voto, il cui valore e peso potrebbe essere, al più, legato all’entità della rispettiva  popolazione.

Dovrebbe, inoltre, avere poteri deliberativi assoluti, al riparo quindi dagli attuali veti del Consiglio di Sicurezza dell’O.N.U., oggi del tutto anacronistico e per giunta lesivo della credibilità dello stesso organismo.

Gli interventi operativi di questo organismo dovrebbero poter essere di due tipi: indiretti e diretti.

Gli interventi indiretti dovrebbero contemplare il blocco economico e finanziario del paese soggetto a giudizio, al quale può essere aggiunto il blocco delle armi, con deliberazioni approvata a maggioranza semplice nel primo caso ed a maggioranza assoluta dell’assemblea dei rappresentanti nazionali nel secondo caso.

Gli interventi diretti dovrebbero contemplare l’intervento militare nel paese soggetto a giudizio, dietro deliberazione approvata a maggioranza qualificata dei 2/3 dell’assemblea dei rappresentanti nazionali.

Dovrebbero, altresì, poter essere ammessi alle sedute di detto organismo anche i delegati di Paesi non aderenti allo stesso, esentati però dal relativo diritto di voto oltre che dall’obbligo del sostegno finanziario dello stesso organismo. 

La gestione e coordinamento di detto organismo dovrebbe essere affidata ad un Presidente, eletto con la maggioranza qualificata dei 2/3 dei voti dell’assemblea dei rappresentanti degli Stati membri, coadiuvato da un gabinetto di presidenza composto da un numero strettamente indispensabile di persone.

Per assicurare la effettiva funzionalità di questo organismo, ciascun Paese aderente dovrebbe contribuire al sostegno finanziario dello stesso con un versamento annuale pari ad una percentuale, uguale per tutti i Paesi,  del proprio Prodotto Interno Lordo (P.I.L.), in modo da consentire al suddetto organismo almeno la disponibilità di un’autonoma forza di pronto intervento operativo, sia ai fini della protezione civile, in caso di calamità naturali e non, sia ai fini di interposizione e/o di contrasto, in caso di belligeranza interetnica, con centro logistico e direzionale presso la sede C.I.D.U., da insediare, possibilmente, in un paese neutrale, come per es. la Svizzera.

Detto organismo inoltre dovrebbe disporre di osservatori stabili ed accreditati nei Paesi più a rischio del mondo, in modo da prevenire, per quanto possibile, eccidi interetnici, soprusi ed altre atrocità ai danni di popolazioni povere ed inermi.

Per un organismo strategico di questo tipo, sarebbe molto utile l’adozione di un linguaggio comune, che dovrebbe essere imposto, quindi,  come lingua ufficiale internazionale a tutti i paesi membri, accanto a quella nazionale, nella prospettiva, non tanto utopistica, di arrivare un giorno a usare nel mondo un’unica lingua comune che, permettendo il dialogo diretto ed una più intensa osmosi culturale fra i vari popoli della terra, ne intensifichi i rapporti, riducendone nel contempo anche i relativi  squilibri socio-economici.

Un organismo così strutturato avrebbe sicuramente molta più credibilità ed autorevolezza dell’attuale O.N.U. potendo costituire il grimaldello per abbattere barriere e sperequazioni sociali tra i popoli e creare, a livello mondiale, le condizioni per il raggiungimento di una sostanziale pace sociale fra tutti i popoli della terra ed arrivare ad una convivenza pacifica e solidale che consenta di assicurare a tutta l’umanità una vita degna di essere vissuta.

   Amaro

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